A chi serve la “gamification” sul lavoro?
Le dinamiche tipiche dei giochi sono ormai diffuse per motivare i dipendenti e farli rendere di più, ma non vuol dire che lavorino davvero più volentieri e meglio
https://www.ilpost.it/2024/05/12/gamification-gioco-app-lavoro/?amp=1
@informapirata @lavoro a chi serve? solo agli uffici del pesonale e alle rispettive aziende che hanno modo di pavoneggiarsi su LinkedIn con avveniristiche - quanto inutili - iniziative rivolte al personale, trovando così un modo per giustificare e farsi riconoscere improbabili premi (che peraltro pagano profumatamente) da improvvisate società che stilano fantasiose classifiche sul livello di “meravigliosità” del lavoro in certi grandi gruppi
@GualTRex A me invece sembra chiaro che, al di là degli obiettivi a brevissimo termine, che non portano ad alcun miglioramento nella produzione, la ludicizzazione del lavoro costituisca un interessante esperimento sociale di selezione forzata dei lavoratori più suggestionabili e sfruttabili. Un obiettivo che dà i propri frutti sul lungo termine
Per questo motivo mi sembra evidente che la risposta alla domanda del titolo sia decisamente chiara, senza alcun ombra di dubbio
@lavoro
@informapirata @lavoro interpretazione interessante ma che non mi convince per un paio di motivi: non ho alcuna stima degli addetti al personale, perciò non li reputo capaci di una strategia minimamente evoluta (rectius, di una strategia!)
La gamification ha poco di nuovo - a parte il nome anglofono - prima era classifica di vendite aziendali (ci sono ancora). Funziona bene con obiettivi quantitativi, pure meglio se qualitativi: lì la fuffa domina incontrastata e avalla la qualunque